Nato a Teheran quarantasette anni fa, Ramin Jahanbegloo è uno dei più importanti promotori del dibattito tra le diverse culture globali.

Attualmente occupa la cattedra di docente di Scienze Politiche all'Università di Toronto, in Canada, ma nel corso degli anni il suo operato non si è limitato alle lezioni agli studenti.

Nonostante diversi ostacoli, che hanno tentato, senza successo, di interromperne l'operato, il professor Ramin si è battuto per contribuire alla creazione di un presente fatto di dialogo.

Un percorso iniziato a Teheran, ma proseguito da cittadino del mondo: gli studi a Parigi e il dottorato alla Sorbona, le opere e gli articoli scritti soprattutto in francese (una volta la lingua della diplomazia globale), ma anche la detenzione nel proprio Paese, in Iran, nella primavera del 2006.

In quell'anno, mentre si accingeva a intervenire a una conferenza internazionale a Bruxelles, il professor Ramin fu infatti arrestato dalle autorità iraniane, con l'accusa di cospirare ai danni del regime. Un'insinuazione priva di fondamento, che gli costò quattro mesi di reclusione passati tra interrogatori, torture e ospedali, mentre fuori dal carcere si sollevava la voce di più di quattrocento esponenti culturali, in un coro unanime indignato per il tentativo di fermare con la violenza chi, nel corso della vita, si era sempre fatto portatore di ideali completamente opposti, ispirati soprattutto dall'opera di Gandhi.

L'eco mondiale manifestato dai colleghi contribuì alla scarcerazione di Jahanbegloo, nell'estate del 2006.

Dal momento del rilascio il professor Ramin ha ripreso il proprio lavoro, tornando a spiegare l'importanza della centralità di dialogo e confronto, nodi imprescindibili per creare una maggiore integrazione fra l'Islam e il pensiero occidentale.